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Visualizzazione dei post da 2013

Shakespeare alla russa

A dispetto delle numerose recensioni elogiative che m’è occorso d leggere a proposito dell’adattamento della “Bisbetica Domata” ad opera di Andrei Konchalovsky, non ho trovato alcunché di notevole o di semplicemente apprezzabile nello spettacolo cui ho assistito. Non che fossi turbato dalla trasposizione della vicenda in un’epoca diversa da quella originariamente descritta dal drammaturgo (per quanto la scenografia, di cui dirò più avanti, qualche turbamento me l’ha provocato) giacché accade sovente con le sue opere, a testimonianza della atemporalità dei sentimenti e dei tipi illustrati. Niente di tutto questo: l’ambientazione, pur sempre in Italia ma nel ventennio (fascista, non berlusconiano) non ha avuto alcun impatto particolarmente negativo, ma sono stati gli attori e le loro interpretazioni a spiazzarmi. Caterina era una sorta di replica di Louise Brooks, con frangetta e lungo bocchino d’ordinanza, sensuale e poco bisbetica ma piuttosto ribelle e “femminista”; Petruccio m’è p...

Gogol' a teatro

Gogol non è mai stato il mio autore "classico" russo preferito ma i suoi racconti - e Il cappotto in particolare - restano sempre fra le opere più frequentate. Mi era dunque sorta la curiosità di vederlo rappresentato a teatro ma devo dire che non è stata una buona consigliera. Ho trovato infatti la trasposizione di Vittorio Franceschi, che riveste anche il ruolo di Akàkij Akàkievic Bašmackin, veramente poco apprezzabile. Il protagonista, secondo la nota informativa che accompagna lo spettacolo, è "un personaggio semplice, ma non sciocco, che vive serenamente della propria anonima attività di copista". In realtà la recitazione di Franceschi lo rende invece decisamente sciocco, puerile in una maniera irritante al punto da suscitare ben poca partecipazione nel momento clou della sparizione del prezioso cappotto. Tanto lunga è la presentazione del personaggio quanto breve l'epilogo della vicenda: nella trasposizione scenica al furto del cappotto segue quasi imme...

GIOCO D'AZZARDO A TEATRO

Confortante avvio del cartellone (a livello personale) dello Stabile genovese. Ho scelto come primo spettacolo Poke r (nell’originale La scelta del mazziere ), una pièce contemporanea di Patrick Marber che mi ha piacevolmente colpito. Buon ritmo, dialoghi che alternano umorismo e amarezza spruzzati da un cinismo temperato da uno sguardo non privo di comprensione. In questa sorta di trasposizione contemporanea in territorio albionico – e terricolo - del ciclo dei vinti, si racconta di un ristorante nella periferia londinese, il cui proprietario (Stephen), suo figlio (Carl), due camerieri (Frankie e "Pollo") e il cuoco (Sweeney) organizzano ogni domenica sera, dopo la chiusura e approfittando del lunedì di riposo, una partita di poker che dura tutta la notte, nel corso della quale le loro passioni e speranze ribollono ed emergono dando luogo ad una sfida che esula dal mero gioco, ciascuno spinto dai propri sogni di riscatto e di gloria. Bravi gli attori, in particolare Ant...

Madama Butterfly sotto la Lanterna

In buona parte inaspettato l’interesse suscitatomi dalla mostra Geishe e Samurai. Esotismo e fotografia nel Giappone dell’Ottocento visitabile a Genova, Palazzo Ducale. La fotografia è una forma artistica da me ben poco conosciuta, per quanto la tecnica utilizzata in questo caso sia una via di mezzo tra fotografia e pittura: un momento della fotografia nipponica passato sotto il nome di Scuola di Yokohama, caratterizzato appunto dall’unione tra la fotografia, la forma artistica più d’avanguardia di quel tempo, con la tradizione delle grafiche giapponesi. Si tratta della fusione tra la tecnica occidentale della stampa all’albumina - che andava sviluppandosi in quel periodo - delicatamente e singolarmente colorate  a mano dalla maestria dei raffinati artigiani pittori giapponesi che hanno permesso di tramandare, oltre ai soggetti, anche i colori.  Paesaggi, ritratti, scene di vita quotidiana, uomini e donne ripresi nelle loro attività tradizionali, con i costumi e i modi de...

Luoghi comuni

Non per rinverdire triti luoghi comuni sulla parsimonia dei genovesi, ma spendere 10 euro per la visita di questa mostra m’è parso eccessivo, visto il ridotto numero di opere in esposizione. Tuttavia la mia spiccata predilezione per il primo ‘900 ha trovato viva e vibrante soddisfazione, come direbbe un comico locale, in alcuni lavori degni di nota. Cominciamo con un bel Casorati, Ragazza in Azzurro , con la figura della giovane che sembra emergere dallo sfondo indistinto, anch’esso della stessa tonalità grigio-azzurra, con la freddezza di questo colore contrastata dal rosa delle giovani carni e dalla nota di vermiglio delle labbra. L’improbabile anatomia – ed il colore uniforme – della tipica Figura di Donna di Campigli la rendono simile ad una qualche sorta di divinità, benevola forse ma alquanto distante. A proposito di anatomia, era presente anche Sironi, con una tela della solita cupezza, ma lo erano anche alcuni disegni dove la suddetta tetraggine cede il passo alle tornite f...

Manet, il Rinascimento e Venezia

Va bene che Venezia è una città d’acqua ma così è veramente troppo. Comunque, pioggia permettendo, ho visitato Manet. Ritorno a Venezia a Palazzo Ducale. Non ho maturato una decisione sul gradimento o meno dell’esposizione incentrata sulle influenze dei nostri maestri quattro/cinquecenteschi sull'artista francese , per quanto vedere a fianco a fianco l’ Olympia e la Venere di Urbino conferma la validità del detto “un’immagine vale più di cento parole” polverizzando pagine e pagine di analisi e raffronti critici. Per il resto m’è parsa un poco sottotono presentando comunque opere famosissime (il ritratto di Zola, il Balcone , il Piffero ) accanto ad esempi rinascimentali altrettanto validi; di sicuro soddisferà il pubblico più generale attratto dal nome di grande richiamo. Curiosamente, il dipinto che mi ha maggiormente emozionato non appartiene a Manet: è stato un olio su tavola di Antonello da Messina, Cristo morto sostenuto da tre angeli, precariamente conservato ma con un t...

Parlar bene delle banche

Esercizio difficile, in particolare di questi tempi ma, sebbene per ragioni non prettamente istituzionali bensì collaterali, lo farò. A Milano, in Piazza della Scala, vi è una delle sedi delle Gallerie d’Italia ( http://www.gallerieditalia.com/ ) , nella quale viene esposto gratuitamente il patrimonio artistico di un grande gruppo bancario, suddiviso in due macro aree tematiche, Novecento ed Ottocento. Sorvolo sulla produzione artistica novecentesca – post 1940 – esibita, che continua a lasciarmi del tutto indifferente e, in molti casi, alquanto perplesso ma cito alcune opere contenute invece nella sezione dedicata al XIX secolo: pittura storica di Hayez, patriottica degli Induno, ma soprattutto esempi del mio prediletto Simbolismo con Sartorio ( Sagra e Risveglio ) e l’immancabile Previati ( La Danza delle Ore ). Dulcis in fundo , Boccioni con Tre Donne .

IL SUCCESSO ITALIANO A PARIGI negli anni dell’Impressionismo: la Maison Goupil

Vale una citazione questa mostra ospitata a Rovigo, Palazzo Roverella dal 23 febbraio al 23 giugno 2013 (http://www.mostragoupil.it/) Numerosi i Boldini presenti alla mostra ma si tratta di opere un po’ meno inflazionate tra le quali spicca un luminoso paesaggio davvero pregevole. Non potevano ovviamente mancare le sue incantevoli dame, in particolare le protagoniste de La visit a e Passeggiata Solitaria ma, in termini di fascino femminile, trovo inarrivabili le “ Istitutrici ai Campi Elisi ” di Vittorio Corcos, di sicuro meno aristocratiche ma soffuse di malinconica grazia. Carico di tutto il pathos ottocentesco “ Il Piccolo Saltimbanco ” di Antonio Mancini. “ Guardiana di Pecore ” con una bambina di Michetti di piccolo formato ma di grande intensità, insieme con altri suoi lavori lo confermano “signore del pennello” come lo definì l’amico e conterraneo D’annunzio. A chiusura della mostra si ha modo di visitare la pinacoteca dove è stata una gradita sorpresa trova...

900 a Forlì

Al periodo da me preferito, il primo ‘900, viene nuovamente dedicata una rassegna, questa volta a Forlì ( http://www.mostranovecento.it/ ) Peccato che la visita sia stata caratterizzata da una sorta di “rumore di sottofondo” ossia una scolaresca in visita con una accompagnatrice dalla voce stentorea – che si udiva a diverse sale di distanza – e con una esposizione veramente da maestrina, infarcita da domande retoriche opportunamente seguite da pause che avrebbero dovuto invogliare i discenti a rispondere (ma gli interventi non si accavallavano di certo). Particolarmente in evidenza il contrasto tra questo rumore e la rarefatta atmosfera suggerita dallo ieratico ritratto di Silvana Cenni di Casorati.  Una indigestione di balilla e vittorie che onorano gli eroi caduti o ancora combattenti viene parzialmente riscattata da Contardo Barbieri con Adunata di gente in piazza del 1934.  Efficace “ Profilo Continuo Dux ” di Renato Bertelli, una scultura osservabile da...

More Acid Jazz - Incognito

Giuseppe De Nittis a Padova, Palazzo Zabarella

   Il Passaggio degli Appennini non suscita in me particolare entusiasmo, tanto meno fanatismo come – ci ricorda Cecioni – pare sia avvenuto all’epoca della sua presentazione. Né mi pare così straordinariamente riuscito: la resa del cielo è pregevole mentre la strada mi sembra meno convincente. Piuttosto bello, invece, il pastello con l’autoritratto dell’artista del 1883 e ancor di più l’analogo ritratto della moglie (G iornata d’Inverno del 1882) con una sinfonia di bianchi alternata alle tonalità scure dei capelli della donna e del sofà, riprese anche da altri dettagli.   Nutrita la rappresentanza di quadri di genere rappresentanti la vita quotidiana ma solo delle classi agiate con amazzoni a passeggio nel Bois de Boulogne o lungo gli Champs Elisées. Sulla neve (1874) rende molto bene l’atmosfera: ci pare di percepire lo scricchiolio della neve calpestata dalla giovane donna che osserva due cagnolini scorrazzare frenetici. ...

Genio e sregolatezza

  Qualche scoperta e molte conferme dalla visita di Modigliani, Soutine e gli artisti maledetti. La collezione Netter a Palazzo Reale in Milano. Le scoperte riguardano Moise Kisling (suo questo ritratto di Jonas Netter, ricco uomo d'affari ebreo che, grazie all’incontro con il mercante d’arte Léopold Zborowski, inizia a collezionare le opere degli artisti di Montparnasse tra cui Modigliani, Soutine, Utrillo) e René Durey. Henri Epstein, deportato ad Auschwitz dove morì, è presente con un bel nudo in silenzioso dialogo con un’opera analoga di Gabriel Fournier. Le conferme, positive, riguardano Modigliani e Derain. Nel caso del livornese, sono pochi gli artisti con uno stile ed un tratto così riconoscibili e costanti da essere ripetitivi in grado comunque di farci emozionare davanti alle loro opere, mentre Derain meriterebbe veramente una rassegna dedicata per mostrare compiutamente la sua produzione.

PROCESSO ALL’ARTE

Dopo una lunga pausa, determinata da un cartellone tra il ripetitivo e il poco invogliante (De Filippo e Scarpetta in sequenza; due Pirandello in venti giorni; ovviamente Shakespeare ed il solito “Piccoli Crimini coniugali”) sono finalmente tornato a teatro per “La Torre d’avorio” del premio Oscar Ronald Harwood. Giudizio difficile da esprimere, nonostante l’indubbio interesse contenuto nel tema della pièce: a Berlino nel 1946 il celebre direttore d’orchestra Wilhelm Furtwängler viene convocato dai vincitori alleati per la sua presunta collaborazione con la dittatura nazista. A interrogarlo c’è un rozzo ufficiale americano, ossessionato dalle terribili immagini dei campi di sterminio, che ama la libertà e diffida della cultura. Credo che buona parte della mia indecisione dipenda dall’attore che impersona l’inquirente, Luca Zingaretti (anche regista) ormai indissolubilmente legato all’immagine televisiva del famoso commissario di Camilleri. Esercitando qui una funzione del tutto simi...

Acid Jazz - Josè James

Asaf Avidan

Era passato molto tempo dalla mia prima, ed unica, visita al Museo Lia di La Spezia (http://museolia.spezianet.it/)  E m’è sorto il desiderio di rivedere questo “piccolo Louvre della Liguria", come sarebbe stato definito addirittura da Federico Zeri. Attribuendo il ricordo sfocato delle sue collezioni alla mia fallace memoria, e non allo scarso interesse a suo tempo provato ho ripetuto la visita. Non ho saputo cogliere le assonanze col Louvre, anche se vi sono sicuramente alcuni pezzi interessanti ed uno che, per me, avrebbe comunque giustificato la visita. Oltre ad un San Giuseppe del Bergognone, vi è un’opera di Matteo di Giovanni, una Madonna col Bambino, Sant’Antonio da Padova e San Domenico con la figura aggraziata della Vergine la cui carnagione pare essere soffusa dal riflesso dell’oro che con gran profusione è stato utilizzato dall’artista sia per il fondo che per l’abito di Maria, ravvivato dal rosso della fascia che la cinge sotto il seno. Buona anche la resa del...