Passa ai contenuti principali

Shakespeare alla russa

A dispetto delle numerose recensioni elogiative che m’è occorso d leggere a proposito dell’adattamento della “Bisbetica Domata” ad opera di Andrei Konchalovsky, non ho trovato alcunché di notevole o di semplicemente apprezzabile nello spettacolo cui ho assistito. Non che fossi turbato dalla trasposizione della vicenda in un’epoca diversa da quella originariamente descritta dal drammaturgo (per quanto la scenografia, di cui dirò più avanti, qualche turbamento me l’ha provocato) giacché accade sovente con le sue opere, a testimonianza della atemporalità dei sentimenti e dei tipi illustrati. Niente di tutto questo: l’ambientazione, pur sempre in Italia ma nel ventennio (fascista, non berlusconiano) non ha avuto alcun impatto particolarmente negativo, ma sono stati gli attori e le loro interpretazioni a spiazzarmi.
Caterina era una sorta di replica di Louise Brooks, con frangetta e lungo bocchino d’ordinanza, sensuale e poco bisbetica ma piuttosto ribelle e “femminista”; Petruccio m’è parso alquanto incolore e macchiettistico; Fulgenzio invece mi ha ricordato il pubblico ggiovane di certi programmi Mediaset anni ’80, che ad intervalli regolari prorompevano in risate isteriche e palesemente false: nello stesso modo il personaggio irrompe sulla scena comunicando più l’immagine di un giovane decerebrato che quella di un giovane innamorato. Dicevo della scenografia: su uno schermo gigante l’immagine di una piazza metafisica di De Chirico (ma non eravamo a Padova? Che cosa c’entra Ferrara?) animata di tanto in tanto dal passaggio di un trenino ( forse perché all’epoca, notoriamente, i treni arrivavano in orario?); con lo schermo condividono lo spazio pannelli girevoli dove ogni tanto sono proiettate immagini di cartellonistica pubblicitaria d’epoca; una certa qual confusione generata da suppellettili ed elementi di scena che vengono spostati in continuazione in palcoscenico a seconda del mutare degli ambienti della commedia e che risulta inutilmente irritante.

Commenti

Post popolari in questo blog

Ritratto di donna. Il sogno degli anni Venti e lo sguardo di Ubaldo Oppi - Basilica Palladiana Vicenza

Tra i miei pittori preferiti, attendevo con impazienza di poter visitare la mostra a lui dedicata a Vicenza e le aspettative, per quanto alte, non sono andate deluse. Affascinante la sede espositiva, la Basilica Palladiana appunto, e davvero cortese ed efficiente lo staff in servizio. È praticamente impossibile selezionare solo alcune tra le numerose opere presenti: andrebbero mostrate praticamente tutte. Il percorso di visita è suddiviso in diverse aree tematico-cronologiche che danno conto dell’evoluzione dell’artista , dagli esordi influenzati dal Secessionismo viennese – che ben conosceva – sino al declino nell’ultima fase della sua carriera. Pannelli esplicativi chiari e concisi illustrano efficacemente i vari periodi. Il Klimt di Ca’ Pesaro Giuditta II era visibile in questa mostra insieme ad un klimtiano, appunto, Casorati La Preghiera . Una frase sempre scritta da Casorati ad una amica “Non dipingo più che le immagini che vedo nei sogni “ trova confe...

Vienna - Kunsthistorisches Museum

Devo aver intrapreso un percorso errato, almeno cronologicamente, in quanto l e prime sale sono già dedicate al ‘600 italiano e ad un’ampia rappresentanza di vedutisti veneziani del secolo successivo. Scarsi i dipinti che mi hanno colpito. Da citare il Venere e Adone di Annibale Carracci: la florida dea volge il grazioso profilo del suo volto verso un boccoluto Adone, accompagnato da un agghindato levriero degno di comparire in un romanzo decadente di D’annunzio. Sensuale la Cleopatra di Cagnacci ma paradossalmente risulta esserlo ancora di più una rara Susanna al Bagno di Jacopo Chimenti,  rara giacché rappresentata - contrariamente all'iconografia più diffusa - ancora completamente vestita e nell’atto di iniziare a slacciarsi il corpetto. Scarsamente efficace nel trasmettere il senso del pentimento la Maddalena di Orazio Lomi Gentileschi a causa della sua prorompente nudità. Discorso a parte per i Caravaggio presenti, in particolare la Corona di spine ,...

Anni Venti in Italia. L'età dell'incertezza - Palazzo Ducale di Genova

Avviata piuttosto in sordina il 5 ottobre è visitabile fino al 1 marzo 2020 presso il Palazzo Ducale di Genova Anni Venti in Italia. L'età dell'incertezza , periodo storico che riveste per me un particolare interesse e quindi non ho indugiato troppo prima di visionare le opere proposte. Si inizia con una scultura in gesso di Arturo Martini, La Tempesta , che dovrebbe rendere – con meno efficacia del consueto, mi pare – il clima tormentato del primo dopoguerra. Sempre splendida, invece, la Maternità di Severini, ancor più toccante visto il tragico epilogo che vide protagonisti i modelli che posarono per il dipinto, moglie e figlio dell’artista: quest’ultimo sopravvisse pochi mesi alla realizzazione dell’opera. L’autore del celebre – per gli amanti della storia dell’arte – Saper Vedere , Matteo Marangoni, è il soggetto di un ritratto di Baccio Maria Bacci e diversi altri ritratti sono presenti nella sala, realizzati da Antonio Donghi – che celebra Lauro de Bosis – ...