Gogol non è mai stato il mio autore "classico" russo preferito ma i suoi racconti - e Il cappotto in particolare - restano sempre fra le opere più frequentate. Mi era dunque sorta la curiosità di vederlo rappresentato a teatro ma devo dire che non è stata una buona consigliera. Ho trovato infatti la trasposizione di Vittorio Franceschi, che riveste anche il ruolo di Akàkij Akàkievic Bašmackin, veramente poco apprezzabile. Il protagonista, secondo la nota informativa che accompagna lo spettacolo, è "un personaggio semplice, ma non sciocco, che vive serenamente della propria anonima attività di copista". In realtà la recitazione di Franceschi lo rende invece decisamente sciocco, puerile in una maniera irritante al punto da suscitare ben poca partecipazione nel momento clou della sparizione del prezioso cappotto. Tanto lunga è la presentazione del personaggio quanto breve l'epilogo della vicenda: nella trasposizione scenica al furto del cappotto segue quasi immediatamente la dipartita di Akàkij narrata da una co-protagonista, la padrona di casa, e la conclusione dello spettacolo. L'affermazione di Franceschi "Con questa difficile operazione ho cercato di dare verità a una vicenda ambientata in tempi lontani ... ma attualissima, adoperando la lingua di oggigiorno e cercando di difenderla da quelle tentazioni gergali che avrebbero fatto a pugni con l`ambientazione d`epoca"
Non mi pare così evidente l'attualità dela vicenda, e non comprendo quale "gergo" possa aver usato Gogol nella stesura del racconto se non qualche termine russo specifico conservato nella traduzione. Molti e lunghi applausi alla fine della rappresentazione ai quali (forse colpevolmente) non mi sono unito
Non mi pare così evidente l'attualità dela vicenda, e non comprendo quale "gergo" possa aver usato Gogol nella stesura del racconto se non qualche termine russo specifico conservato nella traduzione. Molti e lunghi applausi alla fine della rappresentazione ai quali (forse colpevolmente) non mi sono unito
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