Era passato molto tempo dalla mia
prima, ed unica, visita al Museo Lia di La Spezia (http://museolia.spezianet.it/) E m’è
sorto il desiderio di rivedere questo “piccolo Louvre della Liguria", come sarebbe stato definito addirittura da Federico Zeri. Attribuendo il
ricordo sfocato delle sue collezioni alla mia fallace memoria, e non
allo scarso interesse a suo tempo provato ho ripetuto la visita. Non ho saputo cogliere le assonanze col Louvre, anche se vi sono
sicuramente alcuni pezzi interessanti ed uno che, per me, avrebbe
comunque giustificato la visita. Oltre ad un San Giuseppe del
Bergognone, vi è un’opera di Matteo di Giovanni, una Madonna
col Bambino, Sant’Antonio da Padova e San Domenico con
la figura aggraziata della Vergine la cui carnagione pare essere
soffusa dal riflesso dell’oro che con gran profusione è stato
utilizzato dall’artista sia per il fondo che per l’abito di
Maria, ravvivato dal rosso della fascia che la cinge sotto il seno.
Buona anche la resa della malinconica dolcezza del suo sguardo.
Valeva la visita, dicevo, un
leonardesco, il Giampietrino, presente con una Madonna col Bambino
e San Giovannino.
Un amante dei thriller alla Dan Brown
rileverebbe che il colore dei capelli della Vergine è più prossimo
al rosso che al biondo e quindi più simile alla capigliatura della
Maddalena. Alle spalle delle figure vi è una sorta di vaso che
potrebbe essere riferito sia all’unguento usato appunto dalla
Maddalena, e suo attributo, sia – essendo integro e intatto –
come riferimento alla verginità di Maria così come al suo essere
priva del peccato originale potrebbe alludere la malridotta mela lì
accanto. Ma l’ambiguità, davvero leonardesca, sta nello sguardo
della Vergine: non colmo di consapevole tristezza o di semplice amore
materno bensì sembra sottintendere una qualche arcana conoscenza fa
immediatamente scattare il riflesso condizionato dell’”eterno
feminino”. Tecnicamente efficace anche la resa dell’abito della
Madonna, con la vivace presenza della nota di giallo.
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