Una volta di più Palazzo Zabarella si conferma garanzia di buona qualità delle mostre con adeguato numero delle opere esposte, discreto apparato informativo e buona visibilità dei dipinti. Di grande impatto scenico la contrapposizione di Segantini e Previati alle prese con il tema della maternità. Di estremo interesse la sezione dedicata alla grafica del periodo, un'unica sala ma con una nutrita rappresentanza di quanto prodotto all'epoca.
Da ricordare Giovanni Guerrini Contemplazione e un malinconico Re Enzo di Orazio Toschi. Opprimente La Cattedrale di Ottone Rosai che incombe sulle minuscole figure umane, la mole enorme e chiusa dell'edificio appena scalfita dalla ridotta dimensione della porta e della finestra.
Proseguendo, un ritratto di Lina de Carolis ad opera del consorte Adolfo potrebbe rivaleggiare ad armi pari con la produzione preraffaellita:
Sorprendente Nelumbium di Francesco Lojacono, che racchiude tutta la potenza vitale della natura nella esuberanza vegetale e gigantismo delle ninfee
Straordinario Affetti di Giacomo Balla
Francamente, trovo scarsamente simbolico Giovinezza di Giorgio Kienerk (1902): la ragazza al centro che si stiracchia dovrebbe simboleggiare il risveglio del nuovo secolo appena cominciato ma in realtà il dipinto si presta ad interpretazioni molto più prosaiche ed a battute salaci
Molte sarebbero ancora le citazioni di opere meritevoli ma mi limito a ricordarne una che esemplifica il tema delle femme fatale tipica del Simbolismo utilizzando l'archetipo della donna peccatrice, Eva: nel Peccato Franz von Stuck mostra la nostra progenitrice ed il serpente, dallo sguardo gelidamente ipnotico, che la avvolge quasi fosse una stola vivente che ne accarezza la nudità.
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