Nell'ambito del Museumsquartier, ospita una delle più vaste collezioni d'arte moderna austriaca che include la più grande raccolta mondiale di opere di Egon Schiele. Non mancano quadri, tra gli altri, di Gustav Klimt e Oskar Kokoschka. Di seguito, alcune tra le tele di maggior impatto sulle mie sensazioni.
Broncia Koller-Pinell, Seated
woman/Marietta, 1907 e Anselm von Feuerbach Medea
1873
Hans Canon Venere
seduta in pelliccia (1880) che gioca con
la sua folta chioma di capelli rossi.
Gustav Klimt passa da una Apoteosi
di Apollo 1883/1885 in puro stile
accademico ad uno studio davvero mirabile della testa di una
ragazza di Aana (Moravia) (circa 1883). Il pittore mostra grande
abilità tecnica concentrandosi sul viso della ragazza che volge gli
occhi di lato, come se la sua attenzione fosse improvvisamente
attratta da qualcosa mentre il fazzoletto sui capelli e tutto il
resto vengono appena abbozzati. Viene così trasmesso un vivido senso
di immediatezza e vitalità del soggetto.
Di matrice impressionista e con brillanti colori
la convincente resa di una Estate in
giardino di Theodor von Hoermann 1893:
se ne percepisce la sonnolenta atmosfera mentre le sedie scostate dai
tavoli, cibo e bevande abbandonati così some il parasole
suggeriscono che le persone che un istante prima popolavano la scena
abbiano cercato ristoro dalla calura lasciando la natura sola padrona
del campo.
L’intero terzo piano del museo è dedicato alla
vasta raccolta di opere di Egon Schiele: probabilmente la tormentata
produzione dell’artista andrebbe visionata in maniera meno massiva
per evitare la saturazione. Non si distacca dai colori ocra della maggior
parte dei quadri la Donna sdraiata
1917 ma i più freddi contorni dalla tonalità bluastra contrastano con l’esibita
carnalità del soggetto, ancora più esplicita in una prima versione
che non prevedeva alcun lembo di tessuto a nascondere anche
solo parzialmente “l’origine del mondo
Al piano terreno sono esposte le opere dell’ultima
fase del ‘900 viennese: le scarne “Due sorelle” scolpite da
Georg Ehrlich 1932; la “Ragazza davanti allo specchio” dell’anno
precedente di Sergius Pauser.
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