Scarsamente
profittevole la visita alla GAM di Torino, che ha deciso di
raccogliere le opere presenti nella propria collezione permanente non
cronologicamente (criterio banale ma, a mio avviso, sempre efficace)
ma raccogliendole sotto quattro grandi “etichette” (quali ad es
‘etica’ o ‘velocità’) che mi hanno lasciato alquanto
perplesso. Risulta particolarmente evidente nelle prime sale, ove
sono esposte quasi esclusivamente opere contemporanee, l’affannarsi
dei curatori esplicitato nei pannelli informativi nel cercare appunto
agganci con la suddetta “etichettatura”. Se si pensa che una
delle opere consisteva in frasi scritte con pennarello sulle panche a
disposizione dei visitatori nelle sale, l’ormai consueta domanda
“ma questa è arte?” ha cercato una volta di più - e infruttuosamente -una risposta.
Mi sono parzialmente risollevato, proseguendo la visita, non tanto
coi dipinti scapigliati di Tranquillo Cremona o l’ennesima bella
dama ritratta da Boldini quanto
piuttosto ammirando una sala che raccoglieva tele di Donghi e
Casorati oltre ad un ritratto di Hayez tanto per fare buon peso.
Notevolmente
più interessante la visita alla pinacoteca Agnelli. per quanto
minuscola, la collezione accoglie il visitatore con un Severini ed un
Balla futuristi, ma subito dopo allinea due statue di canova che
incorniciano altrettante vedute di Canaletto oltre ad un Tiepolo
dirimpetto. Altri quattro canaletto sono esposti nella sala
successiva cui fa seguito una con due splendidi Bellotto, che oppone
a Venezia la Dresda di metà XVIII secolo.
La
visita si conclude (ometto la sala dedicata a Matisse, che non amo
particolarmente salvo Meditation apres le Bain) con un crescendo che
allinea Picasso (L’Hetaire), un nudo di Modigliani ed un trionfo di
carni bianche e opulente (La Bagnante Bionda di Renoir).
una
visita consigliata, facile da raggiungere con la metropolitana e,
come si dice in Albione, value for money.
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