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Donne nell’arte: da Tiziano a Boldini - PALAZZO MARTINENGO CESARESCO, BRESCIA

 







Gian Antonio Guardi Alessandro e Campaspe nello studio di Apelle (1745 circa): affascinante il profilo della favorita di Alessandro ritratta in una posa che manifesta la piena consapevolezza della giovane donna circa la sua sfolgorante bellezza.


Luca Longhi Venere e Amore (1565 circa): anche qui, come in una allegoria analoga del Bronzino risalente al 1540-1545, i colori freddi usati dall'artista nulla possono per attenuare la sensualità della dea accresciuta dal prezioso pendente strategicamente collocato tra i seni.


Splendido Colibrì (1883) di Corcos, pittore tra i miei prediletti, capace di rendere viva e vitale l'avvenenza della fanciulla ritratta di cui è possibile apprezzare l’azzurro delle vene - contrapposto al perlaceo dell'abito - affiorare dal candore delle mani. L’azzurro è anche richiamato dal colore dello scialle che le cinge il petto e dal ventaglio.

 Pointillisme napoletano nel Ritratto di fruttivendola romana (1908 - 1910 circa) di Enrico Lionne mentre risulta particolarmente riuscito nel catturare la grazia di un movimento improvviso il Colpo di vento (1902 circa) di Gaetano Bellei.





 Ordinaria amministrazione, per Giovanni Boldini, rendere ogni donna quasi delle semidee Ritratto di Lady Nanne Schader del 1903




 Nella sezione dedicata al tema della maternità, tra le varie tele di genere, risulta particolarmente riuscita Gioie infantili (1890-1895 circa) di Gaetano Chierici che ritrae la simpatica confusione generata da giochi di vari cuccioli umani e no, a due e quattro zampe.


 Federico Zandomeneghi ci regala quattro delicati i profili femminili in Pettegolezzo (1895-1905 circa) mentre Roberto Fontana ci propone una sensuale Odalisca (1875-1876)

Nella sala dedicata al lavoro femminilesi impone, non solo per le dimensioni, la tela di Achille Glisenti La raccolta del granoturco (1881): la protagonista femminile giganteggia non solo per la statura ma anche per la dignità che traspare dalla sua posa quasi da eroina classica che affronta con coraggio la dura fatica del proprio lavoro.


 Anche un animo semplice, ignaro dei fasti della nostra storia antica, può tuttavia sentirne la profonda – ancorché misteriosa – suggestione. Tutto ciò viene reso con efficacia da Filippo Palizzi in Scavi a Pompei (1870). La giovane popolana resta confusa e incantata al cospetto delle meraviglie che ha contribuito a riportare alla luce.


 L'ultima sala celebra la sensualità che si sprigiona dal corpo femminile: Raffaello Sorbi la mimetizza con un tema storico Il risveglio della bella Pompeiana (1868), altri artisti la accennano, la suggeriscono come Ernesto Fontana Dolce far niente 1872 o Lino Selvatico La scarpetta 1(924).



 Altri pittori non hanno esitato nel celebrare l’eros in maniera aperta e provocante come Alfredo Protti: Le calze rosse (1924) e Le ciliegie (1930) e Antonio Rizzi Nudo di donna con fiori (1906 circa).


 Anche celebrati i maestri come De Nittis e Boldini mettono il loro talento al servizio del fascino muliebre pienamente esplicitato rispettivamente con Nudo di schiena (1879-1880) e Nudo sdraiato con calze nere (1885 circa).

   








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