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PreRaffaelliti Amore e desiderio - Palazzo Reale, Milano


Vecchio amore di gioventù, al tempo delle prime visite in terra britannica, questo movimento è stato oggetto nel nostro paese e in tempi recenti di mostre che lo hanno reso un po’ meno di nicchia. Ne ricordo una a Ravenna ed una successiva – e un po’ meno riuscita a mio avviso - a Torino. Palazzo Reale di Milano ne ha proposta una terza a cui non ho voluto mancare.
Nella prima sala spiccano un disegno di Millais e uno di Collins: il primo è un classicissimo disegno che raffigura due lottatori che si affrontano davanti alla tenda di un re che assiste allo spettacolo. Sono dei nudi classici molto convenzionali ma ciò che lo rende speciale è che il suo autore aveva appena dodici anni quando lo realizzò, essendo lo studente più giovane che fosse mai stato ammesso all’Accademia. Contro quell’acquerello trovo però che vinca a mani basse “L’infanzia devota di S. Elisabetta di Ungheria” di Collins: un pezzo di bravura dai tratti finissimi.









Davvero impressionante l’Ofelia di Millais: per quanto opera simbolo dei Preraffaelliti e quindi vista in innumerevoli riproduzioni, la visione dal vero regala una esperienza davvero ricca di emozioni. Alla maniacale precisione nel dipingere la vegetazione che la incornicia si associa la visione della figura di Ofelia che sembra effettivamente fluttuare sulla tela, con un effetto quasi tridimensionale delle mani che affiorano dall’acqua in un commovente atteggiamento di resa e di abbandono.




Stanhope, appartenente alla seconda generazione dei Preraffaelliti, ci offre un allegorico Torchio, con la figura di Cristo resa a modo di monarca bizantino. Efficacissimo Ford Madox Brown nel rendere in Cattivo Soggetto tutta la noia di una giovane scolara, il pennino in mano ma lo sguardo perso in tutt’altri pensieri che certo non includono il foglio di esercizi aperto davanti a lei.








Un esempio della deriva “zuccherosa” che ha caratterizzato parte della produzione del movimento è la Figlia del Boscaiolo di Arthur Hughes: mentre i genitori sono ritratti, sullo sfondo, intenti al loro lavoro, la graziosa bimbetta dorme su di un giaciglio costituito dalla giacca del padre e lo scialle della madre mentre uno scoiattolo ed un pettirosso sembrano vegliare sul suo riposo.




Ancora Ford Madox Brown, questa volta l’argomento che affronta è l’emigrazione. L’ultimo sguardo all’Inghilterra lo ritrae, immerso in cupi pensieri, su di una nave in partenza come era accaduto a molti suoi connazionali. Tiene la mano della moglie nella sua per confortarla mentre quest’ultima, a sua volta, stringe la manina – appena visibile sotto il suo mantello– del figlio.



Molto bello lo Studio di Testa di Donna Dormiente di Burne Jones, un disegno il cui sfumato esalta il delicato profilo femminile. Esplosiva la bellezza di Monna Vanna di Rossetti, una sorta di pin-up dai capelli ramati avvolta in un sontuoso abito tra broccato e pelliccia. Più sottile la seduzione di Monna Pomona col gesto della mano che rileva il contrasto tra il freddo del metallo della collana e il tepore della sua gola; il riferimento ai fiori e al frutto, il petto generosamente scoperto.










Waterhouse contrappone due figure femminili: la strega de Il Cerchio Magico, catturata nell’atto di completare un rito di magia nera, attorniata da corvi e la sfortunata Dama di Shalott, cantata da Tennyson, in procinto di salpare sulla sua barca alla ricerca di Lancillotto.





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