Dopo il non felicissimo esordio balzachiano, si prosegue il cartellone con una pièce contemporanea, leggera e divertente almeno nelle intenzioni illustrate nella presentazione, Sogno d'amore di Giampiero Rappa (autore e regista). In genere diffido di films, romanzi ecc. aventi carattere di affresco generazionale: in questo caso si sarebbe trattato di un'opera che “muovendosi tra autobiografia e finzione, traccia un ritratto vitale e iperrealistico della odierna generazione dei trentenni, divisi tra il desiderio di vivere appieno i propri sentimenti e l’incertezza del futuro”. Credo che il riferimento ai trentenni – complice forse il giovanilismo (o infantilismo) che investe anche le fasce di età più mature – sia inutilmente restrittivo e, in ogni caso, trovo che insoddisfazioni lavorative e delusioni sentimentali siano esperienze desolatamente trasversali e trans-generazionali. Tutto sommato lo spettacolo è stato gradevole, anche se taluni personaggi (l'attore r...
On n'a que soi