A dispetto delle numerose recensioni elogiative che m’è occorso d leggere a proposito dell’adattamento della “Bisbetica Domata” ad opera di Andrei Konchalovsky, non ho trovato alcunché di notevole o di semplicemente apprezzabile nello spettacolo cui ho assistito. Non che fossi turbato dalla trasposizione della vicenda in un’epoca diversa da quella originariamente descritta dal drammaturgo (per quanto la scenografia, di cui dirò più avanti, qualche turbamento me l’ha provocato) giacché accade sovente con le sue opere, a testimonianza della atemporalità dei sentimenti e dei tipi illustrati. Niente di tutto questo: l’ambientazione, pur sempre in Italia ma nel ventennio (fascista, non berlusconiano) non ha avuto alcun impatto particolarmente negativo, ma sono stati gli attori e le loro interpretazioni a spiazzarmi. Caterina era una sorta di replica di Louise Brooks, con frangetta e lungo bocchino d’ordinanza, sensuale e poco bisbetica ma piuttosto ribelle e “femminista”; Petruccio m’è p...
On n'a que soi